Chi è Bashar Al-Assad?
Analisi sulla vita e le intenzioni del Presidente siriano.
Bashar Al-Assad comincia "in medias res" la sua carriera politica dopo studi di medicina effettuati per qualche anno in Inghilterra. Il padre, Hafez Al-Assad, dopo circa trent'anni di governo muore e lascia al figlio minore l'incarico di guidare il paese.
Arrivato al governo senza essersi mai concesso a pieno all'interesse per la politica, Assad viene già nel 2003 considerato un personaggio ambiguo dall'Occidente per via del desiderio di riprendere la via diplomatica con lo stato ebraico per risolvere la spinosa questione delle alture del Golan, ma anche del suo supporto fornito a Saddam Hussein poco prima dell'invasione dell'Iraq da parte americana. Il suo partito, il Ba'th, è ufficialmente laico e di ispirazione socialista, importante stendardo di stabilità prima della guerra civile poiché diverse minoranze (fra cui cristiani, drusi ed alauiti) hanno da subito sostenuto il regime ed il suo leader onde evitare una svolta o un colpo di stato di stampo teocratico sunnita (data la percentuale molto elevata di fedeli sunniti nel Paese). Lo stesso Bashar Al-Assad considera fondamentale la comunità cristiana (circa il 15% della popolazione) tanto da definirla "alcuni dei mattoni che costruiscono la Siria" e da portarlo a presenziare alla cerimonia natalizia per dimostrare lo stretto legame fra i cristiani siriani e la loro bandiera.
Sul piano estero non è nascosta agli occhi del mondo la solida amicizia-collaborazione che Damasco e Mosca hanno mantenuto negli anni, anche dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Sul suolo siriano sono presenti diverse basi militari russe, fra cui l'importantissima Tartus sul Mediterraneo. Anche l'Italia aveva dimostrato la sua amicizia alla Siria di Assad con il viaggio di Napolitano (nel 2010 Presidente della Repubblica), primo soggiorno ufficiale di un Presidente della Repubblica in Siria. Stati Uniti ed Israele sono invece sempre stati sospettosi nei confronti della figura del presidente alauita, vuoi per la sua posizione strategica all'interno dello scacchiere internazionale, vuoi per la sua amicizia con Mosca.
All'interno della grande guerra civile (ormai di portata più che regionale), il Presidente ed il suo esercito sono i diretti interessati nel conflitto. Già da quando questo cominciò profilandosi come una guerra fra "forze democratiche" ed i governativi, l'attenzione venne spostata su come avrebbero reagito, o sarebbero intervenute le potenze internazionali. Inizialmente la capitale, Damasco, rimase (non senza fatica) sotto controllo delle forze legittime, mentre città come Aleppo e Deir Ez-Zor vennero violentemente contese. Proprio in quest'ultima città, un battaglione di soldati siriani guidati dal leggendario generale Issam Zahereddine, resistette per anni prima che i soldati governativi, aperta la strada dai bombardamenti russi, potessero raggiungere la città ricongiungendosi con i propri compagni rimasti asserragliati per moltissimo tempo resistendo ai continui attacchi da parte delle truppe di ISIS. Oggi i confini di quella che un tempo chiamavamo Siria sono stati devastati e visibilmente modificati. Nonostante Aleppo sia stata riconquistata e giorno per giorno i soldati del Presidente liberino la terra siriana dall'onda di jihadisti e miliziani, la battaglia è ancora lunga e al confine con la Turchia pare consolidarsi un "cuscinetto" composto da ribelli filo-turchi che potrebbe dimostrarsi una questione non facile da risolvere.
Bashar Al-Assad è ancora Presidente della Siria e suo legittimo leader. Egli rischia, dopo il decisivo intervento russo nel conflitto, che Damasco entri a far del tutto parte dell'orbita di Mosca, "dovendole" in un certo senso la sua sopravvivenza. Nonostante questo, le decisione prese ai vertici del Ba'th saranno ancora tasselli fondamentali per poter decidere come costruire (probabilmente anche assieme a Teheran) il nuovo assetto di questa importante fetta di Medioriente.
Un articolo di Sabbioni Sebastiano.