Giù le mani da Afrin!
Da Erdogan che fa piangere le bambine ai combattenti YPG impegnati in un duplice conflitto. Da Bashar Al-Assad che si proclama protettore dei curdi siriani al caso Saipem 1200.
La Siria è in subbuglio, e come abbiamo avuto modo di vedere, lo è da un po'.
Lo Stato Islamico giunge ormai al tramonto ed il suo terribile dominio è stato affrontato da coraggiosi uomini e donne che sono riusciti nel tempo a logorarlo, escludendolo dalle città dall'importanza vitale come Deir Ez-Zor e Raqqa in Siria, Mosul nell'Iraq settentrionale.
Come si sospettava già da tempo però, la guerra non sarebbe terminata con la sconfitta del Califfato nero. Gli aspetti strategici, politici ed economici dell'intera vicenda hanno sconvolto i vecchi confini, ribaltato Stati e fatto nascere nuove ed improbabili alleanze. Il tutto ben condito da un enorme perdita in termini di vite umane. La cittadina di Afrin, importantissimo snodo sul vecchio confine turco-siriano, è ora al centro dell'attenzione mediatica mondiale: qui, le truppe turche stanno tentando di spazzare via dalla città i curdi, i quali però sono al momento molto ben armati e hanno fatto confluire in loco centinaia di combattenti sottraendoli al fronte meridionale contro l'ISIS. Indirettamente dunque, la battaglia per Afrin sta contribuendo a far respirare il cadavere dello Stato Islamico.
Bashar Al-Assad intanto, impegnato militarmente a Ghouta al fine di eliminare la minaccia jihaidista dai pressi di Damasco, ha avvicinato delle truppe governative alla città sopracitata, forse per tagliare fuori la minaccia turca ed il suo supporto alle forze indipendentiste ancora salde ad Idlib. Da qui possiamo notare come vada rinsaldandosi quel rapporto mai messo troppo in luce fino ad ora: l'amicizia mai ufficializzata fra le forze curde e quelle di Damasco con l'unico scopo di eliminare le spinte di una Turchia aggressiva che tenta di creare i suoi spazi verso sud.
Ma perché mai Erdogan dovrebbe essere interessato a possedere direttamente o indirettamente la parte nord della Siria? Cosa c'entra l'Italia in tutto questo?
Del caso Saipem 1200 scriveremo nei prossimi giorni, per ora basti sapere che il futuro energetico del Medio e del Vicino Oriente passa per la maggior parte dalla Turchia, dal Nord Africa e da Israele. Ankara si è sempre trovata al centro della questione "approvvigionamento gas", sia che questo arrivasse dalla Russia verso l'Europa (in chiave anti-Ucraina), sia che questo partisse invece dall'Azerbaijan. L'egemonia turca è stata però messa recentemente in discussione dalle ricerche ENI nel mare di Cipro, le quali erano finalizzate allo scavo per l'estrazione del gas naturale. Se a questo aggiungiamo la posizione strategica per il carburante israeliano e quello egiziano e la possibilità di un commercio diretto con l'Iran tramite un'ipotetica futura Siria sotto Assad, si capisce bene perché ai turchi non costi poi così tanto perdere dei carri armati nei pressi di Afrin.
A rendere il tutto tragicomico, pochi giorni fa, durante un comizio dell'AKP dinanzi a centinaia di giornalisti, il leader baffuto ha chiamato sul palco con lui una bambina in mimetica e basco rosso. La piccolina ha circa sei anni. Forse emozionata per la presenza della folla o forse spaventata dal discorso del suo Presidente, ella è scoppiata in lacrime dopo il breve commento di Erdogan, il quale ha goffamente cercato di esortare il popolo allo sforzo bellico contro i nemici della Patria immaginando in un possibile futuro la bambina martire per il suo Paese ed avvolta nella bandiera che possiede nella tasca. A dir poco grottesco.
Un articolo di Sabbioni Sebastiano.