La bufala sulla "presunta" gaffe di Giorgia Meloni
Di Matteo Parisi

Giornali e politicanti vari parlano della presunta gaffe di Giorgia Meloni durante il suo confronto con il direttore del Museo egizio Christian Greco.
Il direttore dice che il Museo non riceve fondi pubblici ma basta guardare il bilancio del museo in questione per scoprire che tale struttura è una semi-privatizzata. Infatti è possibile vedere in bilancio i contributi del Comune di Torino, della Provincia e della Regione Piemonte e questi, a casa mia, si chiamano soldi pubblici.
Il direttore dice che limitare lo sconto agli arabi non rappresenta una discriminazione poiché esistono sconti anche per studenti e coppie nel giorno di San Valentino. Questa sua comparazione è la vera gaffe poiché negli sconti per studenti e coppie in questione non sono esclusi gli studenti e le coppie arabe. Lo sconto ai soli arabi, invece, esclude non solo gli italiani ma anche tutte le altre comunità presenti nel nostro Paese.
Greco dimentica, inoltre, che i popoli arabi hanno in realtà davvero poco a che fare con l'antico Egitto poiché se l'Egitto attualmente è un paese arabo lo dobbiamo alla conquista islamica dell'Egitto.
Altra bufala poi è quella delle dichiarazioni della Meloni riguardo l'eventuale "cacciata" del direttore in un suo Governo ma nulla di tutto questo è vero la stessa Presidente di Fratelli d'Italia ha smentito la falsa notizia.
Non ci si focalizza però sugli errori del direttore per attaccare Giorgia Meloni riguardo il suo generalizzare sull'Islam riguardo il mondo arabo considerando questo una gaffe.
Certamente non tutti gli arabi sono musulmani ma il 95% degli stessi lo sono a confronto di un solo 5% appartenenti al cristianesimo e in uno dei principali paesi della lega araba, ovvero l'Arabia Saudita, per ottenere la cittadinanza bisogna essere, obbligatoriamente, musulmani. In ogni paese della Lega araba, inoltre, vige l'islam come religione principale ed è quindi innegabile lo stretto rapporto tra arabi e Islam.
Si continua a diffondere bufale e attacchi mediatici vari a chi denuncia l'ormai evidente discriminazione attuata dal Museo ma le loro fake news avranno sempre sempre vita breve.