La forza del prendersi cura

27.12.2018

C'è un baccano di fondo che caratterizza il tempo presente. Giunti ormai alla fine di questo anno possiamo dire che il 2018 ha portato con sé aspetti di vario genere. In questa nostra Italia traboccante di drammaticità siamo davanti soprattutto al rancore, all'ignoranza e alle tante urla urlate a vuoto che palesano un male da non sottovalutare.

Ci troviamo in una situazione in cui il Parlamento di una 'repubblica parlamentare' è pressoché esautorato della propria funzione legislativa: forze opposte che dovrebbero confrontarsi, contrapporsi, attaccarsi, ma anche dialogare e creare compromessi non hanno più facoltà di esistere. Deputati e senatori sono ormai solo dei votanti che si limitano ad approvare o meno la legge di bilancio per l'anno che viene. Dopo mesi di luna park, 300 miliardi di ricchezza bruciati, 100 mila posti di lavoro persi e l'isolamento politico internazionale, il Governo Conte ha presentato un maxi emendamento per modificare la bozza del bilancio dopo le trattative con la Commissione Europea, senza però permettere modifiche di alcun genere da parte delle commissioni parlamentari alla marea di misure avvelenate che l'ammucchiata di nullafacenti popolani ha pensato. Restiamo attoniti di fronte alle continue e ridondanti enormità sparate a raffica da ministri e sottosegretari che, in barba ad ogni afflato di senno, fomentano i primordi del male. Sì perché l'ultima volta che qualcuno si è affacciato da un balcone di un palazzo di governo, erano gli anni Trenta e non era certo per dire che la povertà era stata abolita. Il paradosso è che ministri del lavoro e deputati del pensiero unico stabiliscano che istituti di assistenza sociale, mutuo soccorso, enti no profit, ospedalieri, di assistenza e beneficenza, corpi scientifici, accademie, fondazioni e associazioni, enti ecclesiastici civilmente riconosciuti con finalità di beneficenza ed istruzione, vedano l'aliquota dell'Ires raddoppiata dal 12 al 24%. Il controsenso di un ministro che non ha mai lavorato è tassare allo strenuo chi i poveri li aiuta già, dando a pioggia un reddito di cittadinanza più simile alla marchetta inutile degli 80 euro, per annichilire l'esistenza umana a frequentatori di divani e telespettatori di soap e tivù nazionalpopolare. Ma non solo. Cosa può pensare un manipolo di gentaglia che oltre a non sapersi esprimere ha come unico fine il vivacchiare senza far fatica e a danno di chi li circonda? Ovviamente la possibilità per chi ha esercitato abusivamente la professione sanitaria senza averne titolo di poter essere parificato a chi ha studiato e conseguito una laurea. Non basta: gli stalinisti che sgovernano hanno reso illegale il servizio offerto da circuiti come Uber per venire incontro ai tassisti che però continuano in larga parte ad essere allergici al bancomat. E ancora. La demolizione della Patria, intesa etimologicamente come 'terra dei Padri', passa dal ridurre la pensione di chi ha passato una vita a versare contributi, al bloccare le assunzioni nell'istruzione e nella ricerca, dal permettere l'utilizzo di fanghi industriali in agricoltura, all'ammazzare i consumi con l'Iva al 26,5%. La via maestra intrapresa è quella di cancellare qualsiasi possibilità per i giovani. I rapporti presentati dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari hanno messo nero su bianco che ci sono oltre settemila studenti italiani che non possono beneficiare di borse di studio a causa della mancanza di coperture: chi considera i titoli di studio carta straccia e motivo di offesa, non può far altro che cancellare l'idea di 'futuro' dal vocabolario (ammesso che questa esista).

Se da un lato ci attende la recessione, dal punto di vista più prettamente umano/culturale, assistiamo al continuo insulto del Cattolicesimo da parte di chi non fa altro che sventolare vangeli, crocifissi e presepi come fondamenta di una narrazione propagandistica. Con l'avvento della globalizzazione e della secolarizzazione sono venuti meno i valori della Fede, sostituiti dai valori materialistici e scientifici che il progresso ha portato con sé. Ma nel momento in cui lo sviluppo sfrenato ha fatto percepire la mancanza di quei valori che nutrono l'esistenza dell'Umano, ecco che è nato il rigetto completo e dissennato dei pilastri della scienza a vantaggio del rifugio in menzogne di fantomatici complotti e del ritorno fideistico ad una tradizione che non ha nulla di religioso né tantomeno di cattolico. Vediamo che troppo spesso, sui palchi delle manifestazioni, vengono confusi i piani: la tradizione va preservata e custodita con orgoglio insieme ai simboli, ma non si può accettare che la croce venga brandita travisandone il significato. La croce è il segno della presenza di Dio che viene messo al centro. Egli, da lì in cima, rovescia il senso stesso della croce: morendo dà significato al 'dare la vita' per gli altri. Sventolare il crocifisso da un palco non fa riscoprire le radici cristiane dell'Europa. Ecco allora che nei giorni che circondano il Natale, è urgente ricordare che il senso del presepe non è quello del presepe napoletano con le statuine di Ronaldo e Salvini. Il presepe è il segno di un Dio che si prende cura e che inaspettatamente si incarna tra gli ultimi. Il presepe non è una bandiera per l'immigrazionismo o una tradizione popolare, ma il richiamo a donarci. Di fronte alle parole di chi urla di lavorare per il bene dei 60 milioni di italiani mentre mangia tortellini col ragù e mentre vengono buttati centinaia di miliardi, vale la pena ricordare che «il Natale di Gesù non offre rassicuranti tepori da caminetto, ma il brivido divino che scuote la Storia. Il Natale è la rivincita dell'umiltà sull'arroganza, della semplicità sull'abbondanza, del silenzio sul baccano. Il Natale inaugura un'epoca nuova, dove la vita non si programma, ma si dona; dove non si vive più per sé, in base ai propri gusti, ma per Dio e con Dio che è il Dio-con-noi».

Ma cogliendo gli aspetti per i quali essere grati del 2018 che va finendo, si concretizzano esempi di Bene che continuano a fiorire. Lo scorso novembre, partecipando ad una scuola di formazione politica, alcuni giovani sono stati mossi dal desiderio di ridare significato e valori partendo dal desiderio di capire cosa ha senso di essere trasmesso, con la consapevolezza che «la speranza non è l'ottimismo, la speranza non è la convinzione che qualcosa possa riuscire bene ma la certezza che qualcosa abbia senso, indipendentemente dalla sua riuscita» [V. Havel]. Ecco che allora, di fronte alla débacle di ogni senso, alla distruzione della Terra dei Padri e all'annichilimento dell'Individuo ridotto a mero utente del web, conviene veramente ripartire da zero, testimoniando la Bellezza del prendersi cura dell'altro e quella vita che si dona per il Bene esclusivo di chi si incontra. Perché "le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l'uomo felice".

Matteo Sgubbi

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