
Lo IUS SOLI è davvero una battaglia di civiltà?
Di Matteo Parisi

In questi ultimi giorni sentiamo parlare da vari politici, giornali e TV di una grande battaglia di civiltà, chiamata Ius Soli. La Repubblica, ad esempio, utilizza figli di immigrati per sostenere questa tesi oppure scredita direttamente gli oppositori di tale battaglia chiamandoli fascisti e populisti.
La questione diventa quasi virale dopo le varie dichiarazioni di intellettuali, solitamente di sinistra, per incentivare il Parlamento ad approvare lo Ius Soli fino ad arrivare allo "sciopero della fame" indetto dai parlamentari del Partito Democratico.
In molti hanno preferito demonizzare gli oppositori della proposta di legge piuttosto che aprire un dibattito serio ed informato sulla stessa.
La domanda sorge spontanea, lo Ius Soli è davvero una battaglia di civiltà?
Che questa legge sia una battaglia di civiltà è molto discutibile, considerando che agevolare l'accesso alla cittadinanza non equivale a migliorare il processo d'integrazione del Paese bensì significa regalare un vero e proprio attestato d'integrazione al presunto cittadino. Infatti, si può definire la cittadinanza come il risultato finale di un processo d'integrazione e non come il suo inizio o semplicemente come incentivo ad integrarsi.
I soliti sostenitori della "battaglia di civiltà" dimenticano che l'Italia è uno Stato di diritto e come tale possiede una Costituzione che garantisce i diritti fondamentali, come l'istruzione e la sanità, non solo al cittadino ma alla persona. Di conseguenza lo straniero, in Italia, è limitato solo nei diritti politici e nonostante ci sia lo Ius Sanguinis si applica, come norma residuale, lo ius soli garantendo ai figli di stranieri, nati in Italia, di possedere la cittadinanza alla maggiore età. Questo significa che cittadini minorenni italiani sono uguali ai figli di stranieri nati in Italia poiché entrambi, alla maggiore età, avranno pieno accesso ai diritti politici.
La nostra attuale legislazione, inoltre, permette al minore figlio di stranieri di riflettere se prendere o meno la cittadinanza italiana, considerando che non tutti cambiano la propria nazionalità e preferiscono mantenere le proprie origini. Con questa nuova proposta di legge si potrebbero verificare diverse problematiche come, ad esempio, la perdita della vecchia cittadinanza che causerebbe non pochi problemi ad una famiglia straniera che volesse rientrare nel proprio Paese d'origine.
E' sbagliato affermare che sia sufficiente essere cittadini italiani per sentirsi integrati poiché la maggior parte dei terroristi, in Francia, avevano la cittadinanza francese (ottenuta grazie allo Ius Soli) e tali misure non hanno di certo scongiurato il pericoloso terrorista. In questo dibattito, i soliti buonisti della politica strumentalizzano i sentimenti di chi arriva in Europa non per amore verso la nostra terra ma per pura necessità economica e politica, dimenticando che una legge permissiva, come quella attualmente in discussione in Parlamento, rischia di accelerare gli attuali flussi migratori peggiorando, in questo modo, la situazione.
Allo Ius Soli, inoltre, si aggiunge lo Ius Colturae,
il quale dice che lo straniero arrivato in Italia (anche da clandestino) entro
il compimento del dodicesimo anno di età, che abbia frequentato uno o più cicli
presso istituti del sistema nazionale di istruzione oppure percorsi di
istruzione e formazione professionale di tre anni, ha diritto alla cittadinanza. Leggendo la norma transitoria della proposta di legge in questione si scopre, però,
che tale requisito è esteso anche per chi ha raggiunto la maggiore età
garantendo così nuove cittadinanze non solo ai bambini ma anche ai maggiorenni, i
quali potranno, (casualmente) votare alle prossime elezioni, se considerati cittadini.
Questa legge si dimostra una norma manifesto
di una sinistra che non scende più in piazza per i lavoratori ma solo per temi
politicamente corretti come l'accoglienza senza freni, rinnegando le sue idee
storiche per passare dalla parte dei "padroni" delle varie cooperative, gruppi
d'affari e multinazionali, interessati sempre più ad aumentare i grandi flussi
migratori per un lavoro a basso a costo.
Mentre da un lato si parla di civiltà e integrazione dall'altro ci si dimostrata colpevoli di aver creato una lotta tra poveri nel nostro Paese, accusando di populismo chiunque non sia disposto a vivere in questa utopia, figlia di un'ideologia del buonismo utilizzata per mascherare le vere intenzioni di certe politiche.