Moderati senza casa e la doppia faccia del male (di stelle)

10.03.2018

I numeri ormai si sanno: il centrodestra con oltre il 37% è capitanato dalla Lega ed è teoricamente la forza più legittimata a governare, movimento 5 stelle primo partito al 32%, centrosinistra al 22 con il crollo del Pd fermo tra il 18 e il 19.

È evidente la debacle del Partito Democratico che, in opposizione a Cinque Stelle e rancorosi Liberi e Uguali (alias D'Alema/Bersani/Boldrini/Grasso in salsa filo Unione Sovietica), aveva cercato di porsi come una sorta di miscellanea in stile En Marche! unita all'europeismo dei socialdemocratici tedeschi, con l'intento di risultare la nuova Democrazia Cristiana. Ebbene, niente di tutto ciò si è avverato perché Matteo Renzi ha commesso un errore dopo l'altro a partire dall'elezione di Mattarella alla Presidenza della Repubblica nel 2015, rompendo così il patto del Nazareno che gli avrebbe garantito il sostegno di Forza Italia nella partita referendaria. Dopo il fallimento della riforma costituzionale, anziché chiudersi in ritiro per poi avere (forse) maggiore forza di ritornare e riguadagnare consensi, è rimasto sulla scena politica, dando man forte ai grillini e ottenendo l'odio dell'elettorato. Infine, si è speso per una campagna elettorale basata sì sul buonsenso, ma totalmente lontana dai bisogni degli individui: non importa a nessuno di leggere "Vota la squadra, scegli il Pd" o "Vota gli alberi, scegli il Pd". Gli alberi non votano. Le necessità reali di questa Italia, gravitano sulla mancanza di risparmi degli italiani, sulla mancanza concreta di benessere per le famiglie a prescindere dalla lievissima crescita segnata dai dati statistici, sulla mancanza di lavoro per i giovani, e su quel caro debito pubblico che a suon di bonus non cala.

Ma non solo. Il centrodestra vede un cambio di rotta con la Lega che strappa il timone a Forza Italia e lascia Fratelli d'Italia al di sotto delle aspettative. Mentre Berlusconi rispolverava slogan e promesse in una sorta di reminescenza degli Anni Novanta, Matteo Salvini ha quadruplicato i consensi dagli ultimi cinque anni lasciando Forza Italia ai minimi storici.

Al contempo un terzo della popolazione si è fatta ammaliare dal maligno grezzo e pauperista incarnato nel Movimento 5 stelle: seducendo i rancorosi con l'idea che siamo tutti uguali, millantano una dittatura dell'uguaglianza in cui i valori personali, la fatica, il lavoro e il sacrificio sono solamente convenzioni. Tutti sono meritevoli di qualsiasi cosa, tutti e chiunque, solo per la capacità di proferire parola, hanno diritto, capacità e dovere di fornire al mondo la propria verità su qualsivoglia aspetto della vita e del funzionamento del globo. Rigettano la Repubblica facendosi chiamare "portavoce" invece che parlamentari, forse perché non conoscono la differenza di ruolo che permane tra chi dà fiato ai primordi dell'umanità e chi ricopre un ruolo di rappresentanza in uno Stato democratico. La presunzione che la storia, la scienza e le verità siano inutili ed opinabili è "il grado zero della civiltà" e l'insulto peggiore ai grandi uomini e ragazzi che con il sacrificio hanno speso le proprie vite a rendere grande il nostro Paese.

Il problema storico che mette a rischio il governo democratico è che gli Anni Novanta hanno portato promesse ma non realtà concrete di maggiore benessere per le persone. L'Italia, a differenza di altre democrazie liberali occidentali, ha vissuto una doppia recessione e la crisi del debito, ma la falla nasce dal fatto che l'idea dell'Unione/Ulivo/Pd e la pop politica di Silvio Berlusconi non hanno fatto altro che consacrare leader con valori primordiali facendo confluire oltre il 50% dei consensi in un bipolarismo malefico che non è altro che la doppia faccia della stessa medaglia.

Come scrive l'intellettuale Yascha Mounk nel suo ultimo saggio "People vs Democracy", c'è una salvezza per gli Stati liberali che, come l'Italia, vivono una tempesta di populisti: è necessario "reinsegnare, reimparare l'importanza dei nostri sistemi politici, [...] insegnando i valori liberali che caratterizzano il paese dove ognuno di noi vive." E oltre a una rinascita di educazione civica nel senso di civiltà, secondo l'intellettuale serve "un rinnovo dei partiti moderati che continuano a mostrare una enorme mancanza di fantasia." Il cambiamento infatti "è il grande assente nelle prospettive dei partiti moderati ed è stato intercettato dai populisti che lo rendono estremo e spesso anche impraticabile, trasformandolo in un progetto più forte della ostinata promessa dello status quo dei moderati". Infine Mounk individua un ulteriore strumento di difesa che c'entra col senso di appartenenza: un "patriottismo inclusivo come via di mezzo tra il nazionalismo esasperato e la negazione del patriottismo che si vuole affidare in toto ad entità sovranazionali".

Manca una casa a quella vasta fetta di italiani non rancorosi, che non si rispecchia né nella Lega né nei Cinque stelle, né nel rancore della sinistra extra Pd. Sono i moderati che credono nel progresso delle democrazie dell'Occidente, che credono nei valori liberali fondamentali per il benessere degli uomini e delle nazioni, che credono che il lavoro vinca sull'assistenzialismo. È giunto il tempo di dare una casa solida ai moderati, perché, come scrisse Edmund Burke, "La sola cosa necessaria affinché il male trionfi è che gli uomini buoni non facciano nulla."

Matteo Sgubbi

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